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L'arte del profumo è un'invenzione "made in Italy"

Che Caterina de’Medici, nata a Firenze nel 1519 e poi futura Regina di Francia, fosse l’inventrice del corsetto, della biancheria intima femminile e delle scarpe col tacco, è cosa abbastanza risaputa. Ma che fosse proprio stata lei ad importare Oltralpe l’arte della profumeria è invece notizia poco risaputa.



LE nozze di Caterina de'Medici con Enrico II di Francia - Galleria degli Uffizi
LE nozze di Caterina de'Medici con Enrico II di Francia - Galleria degli Uffizi



Durante il Rinascimento, entrarono a far parte come protagoniste nel panorama nazionale, fragranze aromatiche, tra le quali ricordiamo, celeberrima, l’Acqua della Regina che Caterina de’ Medici commissionò al suo profumiere di fiducia Renato Bianco, come dono di nozze al re per il suo matrimonio con Enrico II di Francia.


Quanti di noi, pensando al profumo e all’industria olfattiva in genere, hanno un immediato rimando alla Francia?


Di fatto, come non riconoscere ai nostri cugini francesi l’arte di saper valorizzare al massimo ciò che proviene, o transita dal loro territorio. In questo caso, hanno saputo “annaffiare e prendersi cura” di un seme che è tutto Made in Italy.

L’arte della profumeria è stata importata dall’Italia, in particolare furono Caterina De’ Medici e il suo fidato profumiere di corte, Renato Bianco, ribattezzato in Francia come René le Florentin, a esportare l’arte della profumeria italiana, vediamo come!


Siamo nel XVI secolo, nel quale le prime acque aromatiche, alle quali si aggiungono squisiti bouquet floreali, sono le regine della scena profumata rinascimentale italiana.

Il profumo, a lungo dimenticato nel buio periodo Medievale, dopo essere stato protagonista indiscusso nella Roma Imperiale sia per uso religioso che edonistico, diviene nuovamente elemento indispensabile di convivenza sociale nella borghesia francese, proprio come già era in uso in Italia.


Nella Firenze del XVI secolo, i profumi venivano regolarmente indossati dalle dame di alto lignaggio, in particolare acque aromatiche profumate alla lavanda, al rosmarino, ma anche al fior d’arancio (Neroli) e agli agrumi, da sempre eccellenza del territorio italiano.

Quasi tutti i conventi d’Italia disponevano di almeno un frate alchimista che si dedicava alla lavorazione delle erbe e all’estrazione delle loro essenze. Le piante, coltivate inizialmente per uso medicinale, iniziarono a diffondersi anche per uso personale con finalità cosmetiche.


La leggenda narra che Renato Bianco fosse uno dei tanti orfani del convento dei frati di Santa Maria Novella a Firenze. Adottato dai frati, iniziò a lavorare come garzone per poi essere affidato a uno dei più esperti frati alchimisti del convento, imparando così tutti i segreti della distillazione delle erbe e rimanendo, alla morte del Maestro, l’unico depositario di quest’arte.


Caterina De’ Medici, la quale ben conosceva la sua maestria, lo scelse e lo volle accanto come profumiere di corte ma anche come consigliere personale, per la sua particolare capacità di inserirsi abilmente all’interno di svariate situazioni sociali e la sua abilità a carpire informazioni preziose e riservate.

Il 28/10/1533, si celebrò il matrimonio di Caterina con il nobile francese Enrico II di Francia, matrimonio combinato e celebrato direttamente da Papa Clemente VII per creare un’alleanza tra i De’ Medici e la nobiltà francese.


L'Acqua della Regina, prezioso dono di nozze che esportò l'arte della profumeria al di là dei confini italiani.

Quando Caterina si recò in Francia per conoscere il futuro consorte portò con sé il suo fidato profumiere e la fragranza che gli aveva commissionato come dono di nozze, l’Acqua della Regina, una fresca acqua di colonia contenente le piante più in voga di quel periodo: aromatiche quali la lavanda e il rosmarino, impreziosite dal fior d’arancio (Neroli) e sublimate da un freschissimo e pregiato bergamotto di Calabria.

Quando Caterina de’ Medici arrivò a Marsiglia con al seguito le sue damigelle d’onore, la popolazione locale rimase affascinata dalle strane sfere d’oro e argento che la regina e le sue dame portavano al collo o alla cintura. Queste sfere, chiamate a Firenze “bussolotti”, contenevano essenze profumate che servivano a “difendere” i propri recettori olfattivi dagli odori nauseabondi di cui le città erano permeate.





La sovrana, oltre a introdurre a corte l’uso di essenze e profumi portò anche la moda dei guanti profumati, che lei indossava spesso, e che il suo profumiere aromatizzava con un balsamo profumato, al fine di eliminare il cattivo odore dovuto ai metodi di concia della pelle, realizzati con sostanze acide e che emanavano dei fetori di natura organica animale.

Giunto a Parigi al seguito di Caterina, Renato Bianco aprì una sua bottega a Pont Saint Michel, una delle vie più eleganti della capitale: il negozio di René le Florentin - chiamato ormai così dai francesi - fu meta della migliore società parigina e le essenze prodotte dal profumiere divennero ben presto elemento indispensabile per i nobili della città.

I tessuti e le pelli iniziarono ad essere profumati proprio da artigiani nella città di Grasse.

Questa cittadina iniziò così quel percorso che la portò, grazie anche al suo clima mite, ad essere il luogo favorito per la coltivazione di piante da profumo. 

Già nella prima metà del 1600 venne ufficialmente riconosciuta in città la professione di profumiere.


Si profumavano non solo i guanti, ma anche i ventagli e i fazzoletti delle signore.

Proprio a Grasse, iniziarono ad affermarsi le prime famiglie di profumieri, e la cittadina francese divenne presto nota nel mondo, costruendosi quella fama in materia di profumi che ancora oggi l'accompagna.

Grazie al lavoro del profumiere italiano, aprirono botteghe di profumi in tutta Parigi per soddisfare una società ormai desiderosa di fragranze profumate odorose.


L’Eau de la Reine “l’Acqua della Regina”, rimane ancora ad oggi una delle opere più rinomate dell’artista: un’acqua profumata a con essenze di agrumi con una predominanza di bergamotto di Calabria, ribattezzata più avanti Acqua di Colonia.

La ricetta originale resterà custodita nel luogo dove fu creata, la spezieria del convento dei frati domenicani, poi divenuta Officina Profumo Farmaceutica di Santa Maria Novella.

 

 

 

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